Un ex calciatore della Juventus è tornato a parlare dei bianconeri, pungendo in particolare alcuni singoli.
In questo inizio di stagione, le prestazioni della Juventus sono risultate molto scadenti. Infatti i bianconeri, negli ultimi 3 match di campionato, hanno totalizzato solamente 2 punti ed, in Champions League, hanno perso entrambi i match contro Paris Saint Germain e Benfica, compromettendo il cammino verso gli ottavi di finale.
Uno dei calciatori più rappresentativi ad aver vestito la maglia della Juventus, ha puntato il dito su alcuni singoli ed ha cercato di spiegare come la squadra potrebbe uscire da questo momento di difficoltà.
Al Festival dello Sport, evento organizzato da La Gazzetta dello Sport, è stato intervistato anche Gianluigi Buffon, ex capitano della Juventus e vecchia colonna portante della retroguardia bianconera.
RITIRO: “Continuo a giocare per tante ragioni. Perché mi sento ancora forte e competitivo e perché sono nell’età dell’oro dello sportivo. Mi spiego: ho una età tale in cui posso anche decidere di smettere quando voglio. Sono padrone del mio tempo. Le mie scelte hanno sempre avuto un senso. Come essere tornato a Parma, perché sono un uomo felice nel vedere il tifoso quanto è orgoglioso vedermi di nuovo in porta con i gialloblù. Nella vita ho vinto tanto ma ho anche rinunciato ad altri titoli. Sono felicissimo di essermi battuto per vincerli ma personalmente per me i successi li ho ottenuti anche con l’affetto della gente. E per sapere quanto valgo non mi servono ad esempio 8 Champions League. Anche senza vincerle io so quanto sono forte”.
CHIELLINI: “Mi manca, abbiamo condiviso tanta parte di vita. Lui come altri. È la cosa bella dello sport di squadra, la condivisione. Con il blocco storico della Juve siamo cresciuti insieme in tutto: mentalità, capacità“.
LA JUVE DI OGGI: “Non posso dire nulla perché in questo momento ogni parola rischia di avere una accezione polemica e non mi va. Anche quando c’ero io a volte siamo partiti male, poi siamo arrivati in alto. Questione di DNA della squadra e dei singoli individui. Non tutti possono avere il DNA della Juventus, un club con una idea chiara ed un imprinting altrettanto chiaro”.
ANCORA SUL RITIRO: “Ho fatto 5 mondiali e ne potevo fare altre due. E mi sono chiesto perché smettere. Non aver fatto magari il sesto significa che è il destino, la penso così. Magari non era destino. A 58 anni potrei fare il sesto mondiale, mai dire mai. Le cose banali e scontate mi annoiano sempre tanto. Sposto sempre i miei limiti. Dopo Ascoli abbiamo vinto e mia moglie mi ha detto che mi vedeva stanco. Gli ho detto sono sfinito, perché avevo una tensione incredibile poiché sapevo che già era una gara determinante. Ero avvolto dalla tensione“.
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